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La tua musica preferita - Héctor Ranea



Texto en español en Químicamente impuro: "Tu música favorita"

Traducido al italiano por Stefano Valente
  

Eravamo prigionieri. Sebbene alcuni dicessero di no, quella era la verità. Certe notti sognavamo d’essere liberi, che quelli che dicevano che non era certo che fossimo prigionieri avessero ragione. Ma al risveglio era chiaro che sì, che eravamo prigionieri e lo avevano fatto per ucciderci. Uno per volta, più di uno, a gruppi. La realtà ci svegliava ogni giorno con le grida roche di quelli che uccidevano e di quelli che morivano. E la musica, la musica sempre diversa, la musica dolorosa che suonava, lacerandoci. 
—Scegli la tua musica preferita —mi disse il carnefice il mio ultimo giorno—. Ti ammazzerò mentre le tue lacrime mostreranno il piacere che ti dà ascoltarla. E se non piangi, non importa: ti ammazzerò lo stesso - sorrise.


Publicado en italiano en Il Sogno del Minotauro
Héstor Ranea

Knights do swear often - Héctor Ranea


Texto en español en Breves no tan breves "Los caballeros juran a menudo"

Traducido al inglés por el autor

To Alejandra Jamieson Barreiro


“You´ve got to be kidding!” said the Very Big Sister Caramel to the Blue Knight Thirds. “There´s no such thing as you told us, c´mon! You, lousy rat, are trying to make a fool out of me with this bullshit. I wish I were the Queen of Hearts and could chop your head off!” “Milady, I swear on my horse´s back that what I´ve told you is true! Absolutely and completely true”, said the blamed Knight. “I´m sorry if I didn´t convinced you, but the world out there is as I told you. This is nothing but the truth, believe me, please.”
“You are a fool! How come Knights now swear on their horses and not on their mothers´ hands? You´re a fake Knight, I can tell you that!” said the Very Big Sister Caramel turning her mouth and pointing with her Royal Toe to the Gentlemen at the back of the Princess Seat at her left. A very loud scream filled the Audience Hall immediately after her Royal Imprecation.
“See what I mean?” asked the Knight, utterly frightened, with all his armored body holding back, squeezing the chest as a dental tube, quaking just like a chicken facing a fox.
“I wonder how you got your knighthood?” the Floating Head of the Lord and Master of the Auditory asked: “You seem like a feather shaken by a storm to me. As the wind blows, the twig twists. Or something like that” he (or his head, if truth be told) finished his saying, confused and gasping.
“Have you heard that awful growl?” asked the Knight, terrorized, pointing his only left finger upwards. “This is The End, as I´ve warn you, but you wouldn´t listen! This is one of the... things the horrible world I´ve described to you is bringing upon us”.
Meanwhile, the unholy screams made the whole building tremble repeatedly, but the very last one put all the people on alert, evidently stiffed with terror. “See, Milady? What I´ve told you is true, indeed! There is another world, and is very different from ours!”
Now the Very Big Sister shook and wept. “And what are they supposed to do with us? Tell me or I´ll kill you with my own hands! I´d rather do that than wait for this strange persona to kill all of us!”
“I wish I knew, Milady! I wish I knew, indeed. My knowledge of that wicked world comes down from glances and glimpses of here and of there.
I swear I did not see their world but only foresee it as in a crystal ball. Forgive me if I have no answers, please!” Those were the Knight´s lasts words, a giant beak grabbed him and thus he disappeared from the Very Big Sister Caramel´s side. In a split second, the only thing that remained in the air was the screaming of the Knight and his swearing. Then, these words were thunders in the ears of the Gentlemen and Milady the Very Big Sister, who were now sweating like a blue giraffe in summer: “Is this short fellow good enough for you, Mom?” said the Big Bug Samsa. “Oh, c´mon, this is not enough, you bet! For heaven´s sake! Not enough for me, not for anybody! Please!” Mom Bug said.
The Bib Bug Samsa looked for more food and there they were! A multitude of little people were in the bushes that reminded Samsa Bug of himself a few weeks ago, before the Metamorphosis. They were more than his beak could ever take, so he said: “Mom, I´ve just spotted your dinner! Please call Father Bug to eat also” and begun picking King´s Gentlemen and King´s horses (actually, Princess´s belongings to be fair).
These were the very consequences of Metamorphosis, and of course, Bugs´ appetite.


Héctor Ranea

"Knights do swear often" está publicado en Heliconia Flash Fictions and Short Stories 

Lo specchio in cui la mezzanotte non fa ombre - Héctor Ranea


Texto en español en Químicamente impuro: "El espejo en que la medianoche no hace sombra"


Traducido al italiano por Stefano Valente



I miei occhi furono incapaci di sostenere il mio sguardo. Quel riflesso in uno specchio di quel genere era fatto di me, di tutti noi, esseri vaganti senza meta. Ogni qualvolta ci guardavamo in uno specchio rammentavamo quel riflesso e, annichiliti da quella profonda penetrazione cerebrale, ci ritarevamo instupiditi, scontenti, freddi, impauriti. I nostri amori andarono spegnendosi, per l’arte, la musica, per il corpo dell’amato o dell’amata, per la luce e per l’oscurità. Finché i corvi ebbero più stima di se stessi di noialtri della nostra esistenza, e fu in quel tempo che decisero di prendersi in restituzione gli occhi che ci avevano prestato.
Da allora (io sono) siamo incapaci di sostenere i nostri ricordi nelle orbite vuote degli occhi presi in prestito, e poi tutto quanto è andato peggiorando.

Héctor Ranea
Publicado en italiano en Il Sogno del Minotauro

Se per caso gli avvoltoi - Héctor Ranea



Este texto "Si por casualidad los buitres" no se encuentra online en español.

Traducido al italiano por Stefano Valente

Gli avvoltoi acchiappano la gente se per caso se ne va a spasso addormentata o quasi, di sorpresa, sempre che non abbia in corpo livelli d’alcool da pregiudicare il loro volo, perché volando si può andare lontano dal suolo oppure arrivargli vicinissimo, e loro mica sono scemi.
Se per caso un avvoltoio svolazza sopra la tua testa corri sotto un cipresso: sono alberi da cimitero e così l’uccellaccio, credendoti già morto, non ti si avvicina subito ma va a trovare la famiglia e avvisa che c’è roba da mangiare (eh sì!; purtroppo ti considereranno roba, ma cosa ci vuoi fare… sono avvoltoi, mica avvocati), giacché sono molto uniti. In quella situazione puoi metterti in salvo in una chiesa, in un ospedale, in qualche buco nel muro e via dicendo.
Ma se non ne incontri di cipressi, caro mio, allora prendi un paio di libri di lezioni di elettronica quantistica, due o tre bottiglie d’acqua fresca, e una manciatina di sale fino fino. Gli avvoltoi, come tutti interessati dalle lezioni di elettronica quantistica, proporranno uno scambio e sicuramente ti offriranno brani della Divina Commedia per bambini, in loro possesso perché quando rubano bambini i loro libri mica se li mangiano, se li conservano per questi casi qua.
L’acqua invece è per te, visto che gli avvoltoi hanno un’alitosi orrenda che ti farà riempire la bocca di saliva, che poi altro non è che acqua, e allora devi mettere da parte le scorte di saliva, la tua. Infine ti chiederai a cosa può servirti il sale se gli avvoltoi, per salvarti la vita, ti costringono a correre sotto il sole; ebbene, ti dico: adorano il sale. Gli animali morti e la gente sprovveduta loro se la mangiano quasi sempre senza sale perché gli è difficile andare nella Puna (*) a prenderlo, e quindi non riescono ad averne a sufficienza. Lo amano talmente tanto che potresti fare un affare con gli avvoltoi invece di cedergli le lezioni di elettronica quantistica.
Tutt’altra questione se ti acchiappano anziché camminando, mentre vai in bicicletta. Loro hanno un gran rispetto della velocità, te lo dico io, e allora forse si limiteranno a accompagnarti sorridenti, volando al tuo fianco a becco spalancato, gustando tra le piume il fresco dell´aria del Mediterraneo, che per loro è una benedizione giacché sono abituati al deserto, alla siccità, al bianco delle ossa.
Voglia Dio che mai ti si avvicinino, gli avvoltoi, ma se per caso succedesse, allora impara a memoria questi suggerimenti. Non si sa mai.

(*) Regione dell’Argentina nota per le sue miniere di sale

Héctor Ranea

Tomado de Il Sogno del Minotauro

Ambiguity - Héctor Ranea


Texto en español en Químicamente impuro: "La palabra ambigua"

Traducido al inglés por el autor

The gardener looked at the blossomed plants and thought it was good. Then he labored the soil for the sepulcher and before dusk he saw that that was that ought to be. By night he killed both wife and lover and buried them in the grave he dug. The next morning he watered his vegetables and saw that it was good.

Identità - Héctor Ranea


Texto en español en Breves no tan breves: "Identidades".

Traducido al italiano por Stefano Valente.


Kafka era immerso nello studio della nuova edizione del manuale della sicurezza sul lavoro. Il segretario si avvicinò con una tazza di caffè, inciampò e rovesciò il contenuto, che in parte schizzò verso Kafka, sul tappeto, dove un disegno di uno scarabeo reale si lasciò sfuggire un urlo selvaggiamente acuto. L’immagine gridò che lo ringraziassero del fatto che non si sarebbe mosso da lì.
Senza poter credere a quel che avevano sentito, entrambi si misero a discutere fino a molto tardi sulla capacità di ognuno di essere ventriloquo senza saperlo. Dopo tre pinte di birra, conclusero che nessuno di loro due lo era, e che lo scarafaggio aveva parlato veramente.
L’indomani, Kafka calpestò con forza quell’immagine contornata e riuscì appena a farle emettere un grugnito molto simile allo scricchiolio del pavimento in legno, cosicché non si stupì e proseguì a lavorare al suo manuale.
Quando arrivò alla sezione che trattava degli incendi, iniziò a leggere ad alta voce e udì una risata inconfondibilmente di scarafaggio.
- Non si può uscir fuori da quelle finestre, idiota! Solo uno scarafaggio lo potrebbe fare!
- Sai come sono fatte le uscite di sicurezza dalle finestre?
- Come no! Sono nato scarafaggio. – Ma subito borbottò -. Sebbene non sappia com’è stato che sono nato Gregor Samsa
-E quest’altro chi è? Sei Gregor?
- In persona. Mi partorì mia madre fra mille dolori.
Quando Kafka si svegliò, c'era ancora una mezza pinta di birra nel boccale. Il capo lo stava fissando con una lettera di licenziamento in mano. Mentre si alzava, Kafka si disse che stavolta avrebbe dovuto trovare una buona scusa oppure, per poter vivere, non gli sarebbe restato altro che pubblicare qualcuno di quei suoi romanzi.

Héctor Ranea
Tomado de Il Sogno del Minotauro de Stefano Valente.

La geometria di Teseo - Héctor Ranea


"La geometria di Teseo" fue escrito directamente en italiano por Héctor Ranea.

Revisión lingüística de Stefano Valente.

Teseo non ne può più. Ormai è stanco di girare su e giu per le strade del Labirinto senza incontrare né Minotauri né ragazzi, né splendide giovani di biondi capelli e ricci mozzafiato. Che siano soltanto leggende nere di un'isola nera? Capisce d'aver sbagliato tutto e a stento fa i primi passi all’indietro ma è tutto quanto buio perché la notte lo insegue. Continua nella morbida luce nera di una notte strana, e a un angolo, mai visitato prima, trova un cadaverico personaggio che non chiede né aiuto né acqua, solo un libro.
– Scusa – dice Teseo – come mai mi chiedi un libro? Avrei capito se mi avessi chiesto aiuto per uscirtene di qua. Quale razza di Dei malvagi ti manda a far queste domande a un eroe perso? Anche questo oltraggio appartiene alla rivincita degli Dei oscuri che mi hanno rinchiuso in questo ignobile palazzo di questa maledetta isola?
– Niente paura, principe! – disse il cadaverico. – Se ti chiedo un libro è soltanto per leggere come trovare Minotauro, cercato da me da tanti secoli.
–Non sapevo che la ricerca di questo mostro durasse da così tanto tempo.
Il tono di voce di Teseo si incupì e le tenebre circostanti gli entrarono nella gola perché capì che lo straniero era lui stesso; cioè Teseo che da secoli girava in tondo alla ricerca di niente in un posto che non esisteva, solo per trovar se stesso anziché Minotauro.
Ma un’eroe trasforma la paura in una scure, e allora chiese al Teseo speculare se il libro fosse stato scritto prima che lui avesse comiciato il viaggio a ritroso. La risposta del morente:
– Cosa pensi tu, che sia prima, o dopo? La geometria insegnata dal libro che ti chiedo dice che ogni prospettiva è così diversa che, muovendoti da un punto all’altro, puoi confondere una porta con gli occhi di Minotauro e viceversa.
Teseo tace. Ricorda che tempo fa ha attraversato una porta simile.
– Allora non è improbabile che io abbia varcato l’occhio del mostro.
E il cadavere a lui:
– E quasi certamente ti sei spostato dentro lui. Non sei uscito da lui; ci sei entrato, invece.
Nel Labirinto c'è una pausa temporale. Il vecchio guarda Teseo senza credere a quanto ha appena detto, comprendendo che entrambi sonoTeseo.
– Può essere che adesso noi due siamo pensieri di Minotauro che lui stesso non sa di avere?
La domanda restò senza risposta.
Il vecchio diventò una pennellata bianca nel buio.
Teseo, inchiodato nel punto del loro incontro, gridò con urla orrende.

Héctor Ranea

Publicado en italiano en Il Sogno del Minotauro

Passeggero - Héctor Ranea


Texto en español en Químicamente impuro: "Pasajero".

Traducido al italiano por Stefano Valente.

Il passeggero Jan Weyden non prese il suo volo AN231 perché arrivò tardi. Quella notte l'AN231 sparì sopra la Foresta Nera e Jan si sentì sollevato per la sua buona sorte. Ma, da quel momento in poi, tutti i voli per Praga furono cancellati, per la qual cosa Weyden finì per morire di fame in un terminal abbandonato dell'aeroporto di Bruxelles.
Il suo fantasma, comunque, continua a rispondere ai turisti, e in corretto inglese, sulla destinazione dei loro voli ma, generalmente, costoro domandano soltanto dove debbano svolgere la trafila per l'imbarco, per cui nessuno presta ascolto a Jan Weyden quando dice quale aereo precipiterà o quale atterrerà senza inconvenienti. Non vogliono conoscere il loro destino, i turisti.

Héctor Ranea

Publicado en italiano en Il Songo del Minotauro

Lettere mutanti - Héctor Ranea


Texto en español en Breves no tan breves: "Cartas mutantes"


Traducido al italiano por Stefano Valente.



Le racconto. La lettera mi ha ingannato. Ho inviato una lettera alla donna che amo e quella lettera è arrivata differente. Non posso dirle niente di più.
— Ma come può affermare una cosa simile?
— Facile. Prendo la mia penna di corvo per scrivere. La intingo nell'inchiostro. Comincio a scrivere sulla carta che ho preparato sulla mia scrivania.
— Per scrivere adopera una penna di corvo?
— Proprio così. Me l'ha regalata un amico che va a caccia di corvi. Ma questa è un'altra storia. Il problema è che nella lettera ho scritto:

Mia adorata amata.
Ti scrivo perché tu abbia una prova del mio amore, anche se siamo lontani l'uno dall'altra. Ti amo da pazzi e non riesco a capire come ancora non sia morto da quando ti ho visto per l'ultima volta.

Ho scritto questo.
— Niente di insolito per un innamorato un po' pacchiano, come lei.
— Sono felice che se ne renda conto. Bene. La mia amata non l'ha interpretata in questo modo.
— E come l'avrebbe interpretata?
— In realtà mi ha restituito la lettera manifestando, in un biglietto a parte, enorme delusione e malcontento.
— Alla sua innamorata non piacciono le cose pacchiane, evidentemente.
— In realtà non è più la mia innamorata e quanto mi ha inviato è questo. Controlli lei stesso, Dottore.
— Allora leggo:

Mia grandissima cornuta (Caspita! Le è sfuggita la mano, amico)
Ti scrivo in modo che tu abbia una prova del mio disprezzo, perché anche quando siamo vicini ti metto le corna ogni volta che posso, immàginati adesso che siamo così lontani. Sei così pazza che non riesco a sopportarti, e sono contento che te ne sia andata perché per me è come fossi morta.

Per la miseria, amico! Non può dire cose del genere a una signora. È di cattivo gusto, e poi le giuro che come strategia non è affatto convincente.
— Ma non si rende conto che la lettera che ho scritto è l'altra? Si è scordato di quanto ha appena letto?
— Sì, me lo ricordo, certo. Ma chi mi assicura che lei non ha scambiato queste lettere?
— Controlli in che data le ho scritte.
— Avevo già notato la coincidenza però questo, lo ripeto, non mi convince affatto.
— Non è la lettera che ho scritto. La lettera è cambiata spontaneamente, oppure alle Poste c'è qualcosa che trasforma le lettere di nascosto. È la mia lettera, sì; lo ammetto. Ma niente e nessuno mi farebbe scrivere queste atrocità, false e offensive oltremisura. A maggior ragione trattandosi di qualcosa che ho scritto per la donna che amo.
— In ogni caso comprenderà la debolezza delle sue argomentazioni, signore.
— Comprendo, questo sì, che quelli delle Poste non vogliono farsi carico di questa trasformazione, ma le assicuro, Signor Direttore, che non sono io l'autore di questa lettera.
— La sola cosa che capisco è che lei è sconvolto, e che il fatto che la sua fidanzata adesso sia la mia fidanzata l'ha precipitato in un delirio di persecuzione. È meglio che si comporti da signore e si ritiri dalla contesa, che non ha saputo difendere come amante, e ci scorderemo tutta la questione.

Il pover'uomo uscì dall'ufficio del Direttore delle Poste. Trascorsi alcuni minuti si sente una voce dall'interno di un armadio.
— Va tutto bene, Capo?
— Il mio piano, grazie al tuo brillante apporto, è stato eseguito perfettamente. Quel povero infelice si suiciderà e tutto sarà dimenticato e io mi sposo con la vedova allegra.
Allora il corvo sbucò dall'armadio, si riaggiustò le penne, e quella che corrispondeva all'uomo appena uscito, prossimo al decesso, se la mise nel suo zaino e disse, ridendo a mezzo becco:
— Devo regolarla per la prossima lettera mutante; questa grafia, dunque, non mi servirà più.
Andandosene, come sempre, lasciò un paio di piumette biancastre sul pavimento. Il Direttore prese a lamentarsi:
— Il corvo mi si sta facendo vecchio. Chissà con chi altro potrò rimpiazzarlo se mi muore.

Héctor Ranea
Publicado en Il Sogno del Minotauro

Domino le lingue - Héctor Ranea


Texto en español en Breves no tan breves: "Dominio lenguas".

Traducido al italiano por Stefano Valente.

Nello Zaire trovai una signora che parlava abbastanza bene swahili, lingua di cui mi impadronii come fosse il palmo della mia mano, disse Mr. Parkinson. Lei ci invitò a passare in un salotto buio con al centro una candela accesa. Lì ci fecero bere una zuppa servita dentro una zucca svuotata che lei ci disse era antichissima. Bevemmo finchè sparì quella sete umida che viene risalendo il fiume Congo.
All'indomani la ragazza ci fece vedere il suo bimbo che — disse — era di uno di noi due. Ma questo era impossibile. I bambini non nascono da un giorno all’altro, né nello Zaire né in nessun altro posto, dicemmo. Soprattutto mia moglie, che sostenne totale innocenza. Cosa che non fu creduta dallo stregone della tribù. E siccome negai di soddisfare le loro richieste di denaro, mi tagliarono la lingua. Da allora, non parlo né parsi, né portoghese del Sud, né boliviano del nord, né wichi, né mapudungun, ne aónik’enk, lingue che adoro e che prima dominavo con scioltezza, soprattutto all'interno dello zaino. Infatti quando andammo a Tahiti mia moglie e io mettemmo in moto le nostre lingue dell'idioma universale del Pacifico del Sud, e si finiva sempre nei posti migliori perché ci confondevano con gli autoctoni. In Messico avemmo qualche guaio perché mancò poco che non ci permettessero di entrare col nostro zaino di lingue, però alla fine fu un viaggio sublime. Parlavamo come nativi. È questo il vantaggio di impossessarsi delle madrelingue. Invece, dopo quella gita con l’olandese errante, nello Zaire ci perdemmo e a malapena riuscimmo a recuperare certe lingue, comunque ancora vergini. E come ho già detto, non c'è niente come le madrelingue. È quello che ci accadde per l'appunto in India, senza dover andare più lontano. O in Nepal, per restarcene un po' più in qua. Cosí vi dico: metto in vendita il mio zaino con le madrelingue. Certe sono vive, altre un pochino morte. Ma sono ancora utilizzabili. All'inizio proverete un po' di schifo, perchè queste hanno un sapore di formaldeide, natron e altre sostanze adesive mummificanti adesive, però non è mai peggio di annusare colla. Se volete, anziché venderlo metto lo zaino all’asta a prezzi modici e somme convenienti. Non voglio venderlo senza prima offrirlo ai miei amici… Ah! Forse volete sapere qualcosa del bebè dello Zaire? E… niente… ho dovuto riconoscerlo. A metà, però. Aveva una dentatura simile alla mia. Ma continuo a credere che non sia possibile che si possa nascere da un giorno all’altro; ma, mi spiace ammetterlo, o accettavo di riconoscerlo o mi tagliavano ben altra cosa… il passaporto.

Héctor Ranea
Publicado en Il Sogno del Minotauro

Teseo Liberato - Héctor Ranea


Texto en español en Breves no tan breves: "Teseo liberado".

Traducido al italiano por Stefano Valente.

- Ah! Così non vale! - disse la bella fanciulla fissandomi negli occhi. – Guarda la scacchiera!

In effetti guardai, e io, quantunque giocassi con i neri, avevo due torri, lei una; avevo anche tutt'e due i cavalli mentre lei soltanto uno bianco. Aveva il mio stesso numero di pedoni, ma erano posizionati male. Era ovvio che in due mosse avrei potuto darle matto se avessi voluto.

La guardai. Era così bella che guardarla faceva male. Mi dava le vertigini penetrare nel profondo del suo sguardo, era nascosto e bello come il suo corpo. Non avrei saputo dire se fosse bionda o bruna, né il colore dei suoi occhi, ma mi aveva tanto affascinato che avevo quasi deciso di lasciare mi battesse in quella partita della quale, peraltro, non ricordavo di meritare la vittoria. Lei allora sentenziò, come se mi avesse letto nella mente:

- Guarda che giocare usando trabocchetti qui è proibito.

- Posso sapere qual è il premio?

- Come? Non te l'hanno detto?

- E chi? Nemmeno una parola. Io sto qui, c'è una sfida a scacchi squilibrata, una partita che ho già vinto. Questo è tutto quel che so.

- Se vinci puoi uscire da questo Labirinto.

Sospettando qualcosa, la scrutai ancora più in profondità. Mi guardai intorno e vidi che, in effetti, mi trovavo tra pareti lastricate e ricoperte di fumo di ragni bruciati e ruggine di lucciole che copulavano furiosamente, e seppi che aveva ragione. Ero nel Labirinto.

- Come ti chiami? - le domandai.

- Non ti hanno detto neanche questo?

- Insisto che non so chi avrebbe potuto dirmelo. Giuro che non so di cosa parli.

- Non sai che il mio nome è Minotauro? Sul serio: non te l'hanno detto?

Mi schiarii un po' la voce. Non avevo idea di cosa stesse cercando di dirmi. Una donna così bella non poteva essere il Minotauro del Labirinto. E allora, chi ero io?

E lei a me, come se avesse letto il mio pensiero:

- Sei Teseo, ovvio.

Mi voltai. Ero abbastanza confuso, ma questa ninfa aveva qualcosa che mi confondeva ancora di più. Così di colpo, mi riusciva davvero inimmaginabile poter essere Teseo. Ripeto. Va bene la confusione in cui versavo, ma questo andava oltre ogni aspettativa. Non mi misi a discutere. Di fronte a una simile bellezza discutere era inutile ed assurdo.

- A chi tocca muovere? - Sbottai.

- A me.

Fece una mossa insignificante. Di fatto, strategie a parte, non era pensabile un orrore scacchistico del genere da un Minotauro. Tantomeno da uno di tale bellezza.

- Ma non era vietato giocare con i trabocchetti? Mi lasci vincere facile.

-Prova.

Quando tentai di prendere il suo ultimo cavallo, cambiò tutto, fu come se quel pezzo avesse fatto ruotare la prospettiva dalla quale guardavo la scacchiera. Adesso lei aveva un gran vantaggio su di me. Promosse un pedone, mentre a me sembrava di aver dormito sugli allori.

Mi guardava con un sorriso radioso.

- Andiamo, gioca!

Ero un idiota completo. Come avevo potuto fare una simile barbarie? La mossa che pensai mi lasciò in totale mancanza di difesa. A quel punto dovevo darle il re, ma lei fece:

- Non puoi abbandonare la partita. È proibito.

Imprecai dentro di me. Voleva vedermi umiliato. Ero furioso. Giocai come potevo. Stavo cercando di promuovere uno dei miei pedoni posizionati meglio. Al momento di muoverlo, il pezzo mi si rivoltò contro e mi morse, piano, ma mi morse. E non sulla mano. In mezzo all'inguine.

Ad ogni modo la mossa fu un successo. Il Minotauro si prese la testa fra le mani, il Labirinto si tinse di rosso e io mi ritrovai sul ponte di Norvegia dove si scoppia a urlare davanti ai tramonti colorati. Ero dispiaciuto che il Minotauro, una donna così bella, mi avesse liberato. E di colpo mi apparve il viso rotondetto di un conoscente che mi faceva l'occhiolino. Gli domandai:

- Quanto tempo, doc?

- Quindici secondi. Sei stato morto per quindici secondi. Ma ti abbiamo riportato in vita. L'operazione, d'altra parte, è stata un successo.

Héctor Ranea
Sguinzagliato nel labirinto da Stefano Valente

Mappa delle papille gustative - Héctor Ranea


Texto en español en Ráfagas y parpadeos: "Mapa de palilas gutativas".

Traducido al italiano por Stefano Valente

Amaro

“Il retrogusto amaro”, diceva lei, e gli dava in assaggio baci con cui diceva addio, e lui sentiva, con profonda angoscia, che la base della sua lingua man mano moriva.


Salato

Quando si baciarono cominciarono dalle labbra, e fu bello. Esplorandosi i visi trovarono la scia delle lacrime e il loro tepore salato fece sì che esplodesse la punta delle loro lingue. Fece anche spogliare i loro corpi di tutti i vestiti.


Dolce

Decise di tagliarsi la punta della lingua perché mai un altro bacio sarebbe potuto essere come quello che gli aveva lasciato così indelebile sulla lingua la dolce sensazione della fantasia compiuta.

Acerbo

Ahimè! Disintegrerei la colonna centrale della mia lingua per non tornare ad avere in me quell´acerbo, acido sapore di un addio in questa o in altre vite!


Umami (delizioso, buono)

Lambendo certe parti del corpo il sapore di prosciutto appena cominciato, di vino perfetto, di frutta matura come l'essere amato, tutt'e due le loro lingue presero fuoco e quella luce iniziò a splendere sulle nuove proposte che gli stavano nascendo.


Héctor Ranea

Uccelli nella doccia - Héctor Ranea

Texto en español en Breves no tan breves: "Pájaros en la ducha"

Traducido al italiano por Stefano Valente

Nella sua nuova casa, Dorotea notò un atteggiamento strano negli uccelli che cantavano mentre lei faceva la doccia. Il primo giorno vennero delle rondini a bere dalle sue spalle con una sorprendente abilità. Le rondini, lo si sa, oltre a far sapere che l’estate è arrivata, sono abbastanza socievoli e per nulla timide. Difatti, Dorotea ebbe la sensazione di conoscere questa consuetudine sin da bambina. Non poteva dimenticare la morbidezza delle piume degli uccelli. In ogni caso non diede troppa importanza al fatto, al punto che, quella mattina, nemmeno ne fece commento con gli amici .
Il giorno dopo, nella doccia entrarono due calandre in calore. Le loro piume non erano così soffici come quelle delle rondini, perché le calandre non migrano molto lontano; inoltre, la loro mancata temperanza le rendeva piuttosto moleste. Ma, siccome erano in calore, cantavano belle e monotone canzoni così che Dorotea avesse tempo per lavarsi le parti intime più concentrata del solito e anche con più cura. Una volta fuori dalla doccia, Dorotea si rese conto di averci messo più del solito, faceva quasi tardi al lavoro. Nella metropolitana promise a se stessa che il giorno successivo si sarebbe fatta la doccia a finestra chiusa per impedire agli uccelli di entrare. Non considerò più la faccenda fino all’indomani.
Ma si dimenticò di chiudere la finestra, e arrivarono due civette con tutta l’intenzione di prendersi gli schizzi d’acqua. Si misero sulla sbarra della tenda e, immobili, accolsero le gocce nelle piumette morbide del petto. E così come erano venute se ne andarono. Dorotea però non era affatto contenta della sua dimenticanza.
Lasciò, allora, un cartello su cui pregava se stessa di chiudere la finestra il giorno successivo, ma nella metropolitana le venne in mente un modo per bagnarsi senza la visita inconsueta degli uccelli. Avrebbe fatto la doccia prima del sorgere del Sole; così – pensava Dorotea – si sarebbe risparmiata l’arrivo degli uccelli anche se avesse scordato di chiuder la finestra.
Ma non è che andò un granché meglio. All’ora del lupo (1) vennero a bere dai peli pubici di Dorotea due pipistrelli nani. Si posero soavi sull’ombelico e, capovolti, com’è loro costume, bevevano vicini alle grandi labbra. Questo congelò Dorotea sotto la doccia, e lei attese il sorgere del Sole fin quando i pipistrelli se ne fossero andati e fossero venute le allodole a bagnarsi insieme a lei.
A questo punto Dorotea ebbe bisogno di una scusa valida per spiegare il ritardo al lavoro, anche se guadagnò un po’ di tempo truccandosi nella metropolitana.
Il giorno dopo fece la doccia appena sorto il Sole. Ma quando entrò in bagno c’era già una coppia di passerotti che l’aspettavano per farsi la doccia. Si posarono sulle spalle di Dorotea e le pizzicarono leggermente il collo, cercando piccoli pezzi di pelle staccata. A lei piacque questo trattamento e se ne restò a lungo sotto la doccia. Gli uccelli avevano preso a carezzarle i seni con le loro lingue piccolissime che appena inumidivano nell’acqua della doccia.
Arrivò al lavoro così tardi che la sospesero per una settimana.
L’indomani, Dorotea si affacciò nel bagno e già l’aspettavano dieci pappagalli australiani, due usignoli maschi, un picchio dal dorso bianco e un altro dal dorso rosso, e un rapace che Dorotea non identificò molto bene, un falco bruno diremmo noi. La ragazza si spaventò, indietreggiò di qualche passo, ma un’ara gigante appena entrata dalla finestra le disse (perché le ara femmine possono parlare):
— Non ti spaventare, Dorotea. Siamo venuti a vederti mentre fai la doccia perché il tuo corpo ci regala un po’ dell’acqua che la nostra pelle non lascia entrare.
Dorotea arrossì per questo complimento, ma continuò senza parlare con gli uccelli perché lo considerava eretico, e se in ufficio si fosse saputo di questa sua rarità zoologica, l’avrebbero sospesa a vita. Ma anche così gli uccelli non tacquero. Anzi, molti, nelle loro rispettive lingue, le fecero sapere che le rondini gli avevano raccontato tutto, che le civette e i pipistrelli avevano goduto molto di quell’acqua quasi piovana e che ora tutti loro volevano fare la doccia insieme a lei. Dopotutto, abitavano presso lo stesso giardino.
Allora Dorotea si spogliò, illuminando il bagno col suo bellissimo corpo nudo, aprì il rubinetto della doccia davanti agli occhi saltellanti degli uccelli, molti dei quali capovolgevano la testa per guardare con entrambi gli occhi, e cominciò a farsi questa doccia sublime mentre due cinciallegre nidificavano per alcuni secondi nella pancia di Dorotea e il falco voleva morderle i capezzoli ma riusciva a malapena a baciarli. Senza contare gli ara e i pappagalli che cantavano Bach dall’allegria per la vista di tanta bellezza.
Quel giorno stesso Dorotea cominciò a cercare un’altro lavoro. Ovviamente, nel suo curriculum vitæ mise che aveva uccelli nella testa (2), e allora la assunsero in un manicomio come interprete.

(1) Cioè nelle ore notturne — riferimento al film L’ora del lupo di Ingmar Bergman (Vargtimmen, 1968).

(2) Lo spagnolo «tener pájaros en la cabeza» equivale all’italiano «essere un po’ tocchi».

Héctor Ranea

Passerella - Héctor Ranea

Texto en español en Químicamente impuro: "Pasarela".

Traducido al italiano por Stefano Valente

La modella cominciò a sfilare uscendo dal doppio sipario, alle sue spalle c’era un nome famoso dell’arte incomparabile dell’Haute Couture. Il vestito décolleté aveva degli svolazzi d’un tessuto moderno che mostrava senza lasciar vedere. Man mano che sfilava, con un incedere che rammentava quello dei cavalli sivigliani, rigida, truccata come una maschera veneziana, era possibile notare che si stava assottigliando a vista d’occhi. A metà della passerella le signore, gli artisti, gli imprenditori che si sbronzavano a bordo palco, si meravigliarono del fatto che la trasparenza del vestito potesse lasciar vedere il suo apparato genitale. Poco più in là, le videro le costole ed i femori. Al termine della camminata, era ormai uno scheletro che avanzava dritto in piedi. Coppe e bottiglie di champagne e vino pregiato andarono in mille pezzi quando si accorsero che non era altri che la Morte. Ma a quel punto tutti si tranquillizzarono, comprendendo che era per la Donzella che la Morte era venuta (1).

(1) Riferimento al Lied di Schubert Der Tod und der Maiden.

Héctor Ranea
Publicado en Il Sogno del Minotauro