Texto en español en Breves no tan breves: "Dominio lenguas".
Traducido al italiano por Stefano Valente.
Nello Zaire trovai una signora che parlava abbastanza bene swahili, lingua di cui mi impadronii come fosse il palmo della mia mano, disse Mr. Parkinson. Lei ci invitò a passare in un salotto buio con al centro una candela accesa. Lì ci fecero bere una zuppa servita dentro una zucca svuotata che lei ci disse era antichissima. Bevemmo finchè sparì quella sete umida che viene risalendo il fiume Congo. All'indomani la ragazza ci fece vedere il suo bimbo che — disse — era di uno di noi due. Ma questo era impossibile. I bambini non nascono da un giorno all’altro, né nello Zaire né in nessun altro posto, dicemmo. Soprattutto mia moglie, che sostenne totale innocenza. Cosa che non fu creduta dallo stregone della tribù. E siccome negai di soddisfare le loro richieste di denaro, mi tagliarono la lingua. Da allora, non parlo né parsi, né portoghese del Sud, né boliviano del nord, né wichi, né mapudungun, ne aónik’enk, lingue che adoro e che prima dominavo con scioltezza, soprattutto all'interno dello zaino. Infatti quando andammo a Tahiti mia moglie e io mettemmo in moto le nostre lingue dell'idioma universale del Pacifico del Sud, e si finiva sempre nei posti migliori perché ci confondevano con gli autoctoni. In Messico avemmo qualche guaio perché mancò poco che non ci permettessero di entrare col nostro zaino di lingue, però alla fine fu un viaggio sublime. Parlavamo come nativi. È questo il vantaggio di impossessarsi delle madrelingue. Invece, dopo quella gita con l’olandese errante, nello Zaire ci perdemmo e a malapena riuscimmo a recuperare certe lingue, comunque ancora vergini. E come ho già detto, non c'è niente come le madrelingue. È quello che ci accadde per l'appunto in India, senza dover andare più lontano. O in Nepal, per restarcene un po' più in qua. Cosí vi dico: metto in vendita il mio zaino con le madrelingue. Certe sono vive, altre un pochino morte. Ma sono ancora utilizzabili. All'inizio proverete un po' di schifo, perchè queste hanno un sapore di formaldeide, natron e altre sostanze adesive mummificanti adesive, però non è mai peggio di annusare colla. Se volete, anziché venderlo metto lo zaino all’asta a prezzi modici e somme convenienti. Non voglio venderlo senza prima offrirlo ai miei amici… Ah! Forse volete sapere qualcosa del bebè dello Zaire? E… niente… ho dovuto riconoscerlo. A metà, però. Aveva una dentatura simile alla mia. Ma continuo a credere che non sia possibile che si possa nascere da un giorno all’altro; ma, mi spiace ammetterlo, o accettavo di riconoscerlo o mi tagliavano ben altra cosa… il passaporto.
Héctor Ranea
Publicado en Il Sogno del Minotauro
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