Texto en español en Acomodando palabras: "El aprendiz".
Nel cortile, le ultime luci si erano fermate prima del tiglio. Dietro la sua fronda tramontava ogni giorno il sole. E, in quella mezz’ora finale che anticipava la notte, la signora Giulia stava finendo di spazzare, d’innaffiare e di togliere dalle corde la roba asciuta.
Le corde. Due corde. Due erano troppe a dire la verità. Alle volte le guardava... e ricordava quando erano piene di roba e non avevano nemmeno un centimetro vuoto. Sembrava che i panni stesi al sole fossero uniti dalle mani che formavano le mollette. Ma così era una volta, quando la sua vita era illuminata dai figli e dai nipoti. Adesso... adesso a Giulia le era rimasta la casa vuota.
¡ Ferma, vecchia! –si sentì una voce- ¡Sta ferma!
Chi sei tu!, da dove sei entrato! –urlò sicura e severa Giulia, che aveva settanta
cinque anni e premeva la scopa contro il petto-. Cosa vuoi qui?
-Voglio i soldi, vecchia. Dammi i soldi. Comportati. Sta zitta e non ti succederà niente.
Giulia indovinò in quel ragazzo magro e sporco l’arma, l’inesperienza e il nervosismo nel suo tremante braccio libero. Optò per abbassare il tono della voce e tranquillezzarsi.
-Tu sei pazzo? –disse- Dove vuoi che li prenda i soldi? Se ancora non ho riscosso la pensione.
-Voialtri i vecchi sempre dite che non ne avete. Ma ce li avete. Entra in casa!
-Aspetta, aspetta. Anzitutto, non sgridarmi. Da quando ho seppellito il Fabrizio nessun’altro l’ha fatto.
Non mi rompere la pazienza e va dentro!
In mezzo al cortile, Giulia scarica il peso del suo corpo sulla scopa, come affermando la sua decisione.
Guarda, senti: se tu vuoi vieni e registra tutto. Ma non rompere niente, ci sono molti ricordi...
-Hai visto, vecchia! –urla il ragazzo venendole vicino- Si vede che qualcosa ci dev’essere.
-Ma no, caro. I miei ricordi non valgono niente, sono cianfrusaglie.
La donna entra pian piano nella casa, dalla porta della cucina. Il ragazzo la segue, chiude dopo di passare e grida:
-Dove sono?
-Cosa?
-I soldi, vecchia. Dammi i soldi che non voglio picchiarti.
Giulia accende la luce, e per prima volta lo studia da vicino: ha poco più di quindici anni, cappelli corti, un orecchino e dei bellissimi occhi celesti.
-Cosa guardi, vecchia?
-Quanti anni hai tu? Sai che assomigli a mio figlio minore, Mario, quando aveva la tua età?
Il ragazzo si spaventa e dice:
-Tuo figlio vive qui?
-No, sta tranquillo. Lui è molto lontano. Vive in Italia, a Modena. I miei tre figli se no sono andati. Adesso sono sola in questo paese dove ho lavorato tanto.
E di colpo il viso del ragazzo è diventato meno duro... e perfino ha smesso da darle del tu.
-E lei perchè non se n’è andata. Non vuole andarsene?
Dio mio –esclama Giulia mentre si siede nella sedia di paglia vicino al tavolo; ---Sai una cosa? Sono cinquant’anni che voglio andarmene. Fabrizio sempre me lo prometteva dopo ogni bastonata.
-Era suo marito quel tale Fabrizio?
-Certo. Ma lui è morto più di vent’anni fa. Sempre diceva: “Quando torneremo...”. Ma non è potuto mai ritornare. Dopo sono rimasta sola con i figli. E quando sono cresciuti, è sopravvenuta qui la stessa miseria che avevo sofferto là, prima di venire.
-E i suoi figli non la aiutano? –chiede il ragazzo mentre si siede in una panchetto.
-Ma cosa stai dicendo, ragazzo. I miei figli sempre mi hanno aiutato. Loro è da poco che se ne sono andati e stanno risparmiando.
-E lei come fa a vivere?
-Ho la riversibilità della pensione di Fabrizio. Mi pagano ottocento pesos e il pacchetto di aiuto che mi da il governo. Oggi è martedì. Venerdì mi pagheranno.
-Io neanche ho lavoro –dice il ragazzo.
Giulia decide allora di guardarlo agli occhi.
-E cosa sai fare tu, oltre che rubare?
Il ragazzo alza gli occhi verso quegli dell’anziana e sorride:
No, signora, io non so rubare. Guardi dove sono venuto... Pero oggigiorno tutto risulta molto difficile...
-Hai mangiato oggi?, l’interrompe la donna.
-No, ma chi mi preoccupa è mio figlio, sa? Ho un bambino di un anno con la Loli...
La signora Giulia china lo sguardo.
Lei anche, molto, moltissimo tempo fa, l’aveva passata male, molto male, come dimenticarlo? Ci sono cose che restano dentro di ognuno, pensa, e rimangono per sempre. Lei e Fabrizio, appena scesi dalla nave, quando non parlavano più di due o tre parole di spagnolo, avevano patito la fame. Fame e freddo, e paura.
A questo punto, Giulia si alza pian piano, passa davanti al ragazzo, e dimenticando la rivoltella e ricordando la fame, apre la vecchia credenza.
Gladis Lopez Riquert
Traducido al italiano Gabriela Anzelini.
Nel cortile, le ultime luci si erano fermate prima del tiglio. Dietro la sua fronda tramontava ogni giorno il sole. E, in quella mezz’ora finale che anticipava la notte, la signora Giulia stava finendo di spazzare, d’innaffiare e di togliere dalle corde la roba asciuta.
Le corde. Due corde. Due erano troppe a dire la verità. Alle volte le guardava... e ricordava quando erano piene di roba e non avevano nemmeno un centimetro vuoto. Sembrava che i panni stesi al sole fossero uniti dalle mani che formavano le mollette. Ma così era una volta, quando la sua vita era illuminata dai figli e dai nipoti. Adesso... adesso a Giulia le era rimasta la casa vuota.
¡ Ferma, vecchia! –si sentì una voce- ¡Sta ferma!
Chi sei tu!, da dove sei entrato! –urlò sicura e severa Giulia, che aveva settanta
cinque anni e premeva la scopa contro il petto-. Cosa vuoi qui?
-Voglio i soldi, vecchia. Dammi i soldi. Comportati. Sta zitta e non ti succederà niente.
Giulia indovinò in quel ragazzo magro e sporco l’arma, l’inesperienza e il nervosismo nel suo tremante braccio libero. Optò per abbassare il tono della voce e tranquillezzarsi.
-Tu sei pazzo? –disse- Dove vuoi che li prenda i soldi? Se ancora non ho riscosso la pensione.
-Voialtri i vecchi sempre dite che non ne avete. Ma ce li avete. Entra in casa!
-Aspetta, aspetta. Anzitutto, non sgridarmi. Da quando ho seppellito il Fabrizio nessun’altro l’ha fatto.
Non mi rompere la pazienza e va dentro!
In mezzo al cortile, Giulia scarica il peso del suo corpo sulla scopa, come affermando la sua decisione.
Guarda, senti: se tu vuoi vieni e registra tutto. Ma non rompere niente, ci sono molti ricordi...
-Hai visto, vecchia! –urla il ragazzo venendole vicino- Si vede che qualcosa ci dev’essere.
-Ma no, caro. I miei ricordi non valgono niente, sono cianfrusaglie.
La donna entra pian piano nella casa, dalla porta della cucina. Il ragazzo la segue, chiude dopo di passare e grida:
-Dove sono?
-Cosa?
-I soldi, vecchia. Dammi i soldi che non voglio picchiarti.
Giulia accende la luce, e per prima volta lo studia da vicino: ha poco più di quindici anni, cappelli corti, un orecchino e dei bellissimi occhi celesti.
-Cosa guardi, vecchia?
-Quanti anni hai tu? Sai che assomigli a mio figlio minore, Mario, quando aveva la tua età?
Il ragazzo si spaventa e dice:
-Tuo figlio vive qui?
-No, sta tranquillo. Lui è molto lontano. Vive in Italia, a Modena. I miei tre figli se no sono andati. Adesso sono sola in questo paese dove ho lavorato tanto.
E di colpo il viso del ragazzo è diventato meno duro... e perfino ha smesso da darle del tu.
-E lei perchè non se n’è andata. Non vuole andarsene?
Dio mio –esclama Giulia mentre si siede nella sedia di paglia vicino al tavolo; ---Sai una cosa? Sono cinquant’anni che voglio andarmene. Fabrizio sempre me lo prometteva dopo ogni bastonata.
-Era suo marito quel tale Fabrizio?
-Certo. Ma lui è morto più di vent’anni fa. Sempre diceva: “Quando torneremo...”. Ma non è potuto mai ritornare. Dopo sono rimasta sola con i figli. E quando sono cresciuti, è sopravvenuta qui la stessa miseria che avevo sofferto là, prima di venire.
-E i suoi figli non la aiutano? –chiede il ragazzo mentre si siede in una panchetto.
-Ma cosa stai dicendo, ragazzo. I miei figli sempre mi hanno aiutato. Loro è da poco che se ne sono andati e stanno risparmiando.
-E lei come fa a vivere?
-Ho la riversibilità della pensione di Fabrizio. Mi pagano ottocento pesos e il pacchetto di aiuto che mi da il governo. Oggi è martedì. Venerdì mi pagheranno.
-Io neanche ho lavoro –dice il ragazzo.
Giulia decide allora di guardarlo agli occhi.
-E cosa sai fare tu, oltre che rubare?
Il ragazzo alza gli occhi verso quegli dell’anziana e sorride:
No, signora, io non so rubare. Guardi dove sono venuto... Pero oggigiorno tutto risulta molto difficile...
-Hai mangiato oggi?, l’interrompe la donna.
-No, ma chi mi preoccupa è mio figlio, sa? Ho un bambino di un anno con la Loli...
La signora Giulia china lo sguardo.
Lei anche, molto, moltissimo tempo fa, l’aveva passata male, molto male, come dimenticarlo? Ci sono cose che restano dentro di ognuno, pensa, e rimangono per sempre. Lei e Fabrizio, appena scesi dalla nave, quando non parlavano più di due o tre parole di spagnolo, avevano patito la fame. Fame e freddo, e paura.
A questo punto, Giulia si alza pian piano, passa davanti al ragazzo, e dimenticando la rivoltella e ricordando la fame, apre la vecchia credenza.
Gladis Lopez Riquert
No hay comentarios:
Publicar un comentario